Il Diario del Gher: storia di una famiglia cha ha sposato il mare

L’idea di scrivere il diario del Gher nasce per raccontare la storia di una famiglia e del suo rapporto con il mare, una storia che inizia nel mare, non solo in riva al mare, nel ristorante divenuto ormai luogo di culto e punto di riferimento, ma dentro il mare stesso, dove già 80 anni fa due giovani sposi andavano a pescare il pesce che rivendevano al marcato.

Lui è Elviro, classe 1910, va per mare da quando è bambino, e durante la pesca, fra una calata e l’altra delle reti, va sottocoperta a fare un pisolino: per questa abitudine viene chiamato “e Gher“ (il ghiro), un soprannome che è perdurato negli anni fino a battezzare l’attività.
Lei, Caterina, classe 1916, è una ragazzina di 16 anni, che fa il mozzo in barca con suo marito, e al pomeriggio rivende il pesce pescato per le vie di Riccione. La famiglia cresce, nel 1938 nascono i due gemelli, Carlo e Antonio, e nel 1946 Sergio: guerra e miseria non fermano questa giovane donna forte e coraggiosa, che con un carretto di legno trasporta il pescato da vendere e i figli seduti fra le nasse.

Ma mare significa anche aspettare: non solo aspettare che le reti si riempiano di pesce, ma anche aspettare a riva, scrutare l’orizzonte con speranza e preoccupazione, cercando tra le vele sgargianti e colorate la barca con cui faranno rientro i propri cari. Ed è proprio durante una di queste attese che nasce l’idea di creare proprio lì, sul molo di Riccione, un chiosco dove cuocere il pesce ancora fragrante di mare per offrirlo ai primi turisti, o meglio ai “villeggianti” come si chiamavano allora, che nel dopoguerra cominciavano ad affluire sempre più numerosi.

Così il 7 luglio del 1951, in una baracca illuminata dalla luce delle candele, si avvia questa piccola attività, chiamata con il soprannome di Elviro, “E Gher”, che serve il pesce fresco, spesso ancora vivo appena pescato da lui. All’intuizione iniziale di Caterina si unisce l’esperienza di Elviro che conosce il metodo con cui i vecchi pescatori sulla spiaggia arrostivano il pesce appena uscito dalle reti, infilzandolo su bastoncini di legno conficcati nella sabbia accanto a un mucchio di braci. Nascono così i celebri spiedini, che hanno reso Gher così popolare e rinomato. Per “trasferire la spiaggia” accanto alla baracca, Elviro inventò i “foconi”, grandi fornelli rialzati pieni di sabbia con in mezzo un pugno di braci e attorno gli stecchini di gamberetti, calamaretti, seppioline, sarde e alici piantati verticalmente in modo da ricevere di fianco e non dal basso il calore, mantenendo intatta la loro fragranza; una lieve passata nel pane grattugiato condito con olio d’oliva, sale e pepe, proprio come hanno sempre fatto i vecchi marinai.

Il chiosco ” a poco a poco si estende sul molo sino a diventare un ristorante a tutti gli effetti: il pesce è sempre quello fresco, gustoso, saporito e vario che offre l’Adriatico. La cucina è tradizionale, ma con qualche accenno di modernità.

Accanto agli spiedini, cavallo di battaglia del Gher, il menù offre le migliori proposte della tradizione marinara romagnola con qualche inserimento più sfizioso e innovativo, come le crudità di pesce e crostacei, le tagliatelle condite col “corallo” delle canocchie o la minestrina alle soglioline e altri piatti a base di saporiti pesci, crostacei e molluschi del nostro mare, tra cui gli “schiavoni” (i calamaretti dalla carne più morbida), e le “saraghine”, conosciute in zona anche come “papaline”, ossia le delicate alici di forma ovale che si trovano solo in questa parte dell’Adriatico. E poi le delicatissime soglioline pescate nel tratto di mare tra Rimini e Cattolica, particolarmente tenere e saporite, e code di rospo, paganelli, canocchie, rombi chiodati e “suasi”, cannolicchi (oggi purtroppo sempre più rari a causa della pesca sconsiderata che ne ha ucciso la “semente”), triglie barboni o rossoli.
Ma pure ricciole, aragoste, scampi, gamberoni, e tante altri crostacei e molluschi, tra cui le “poverazze”, le squisite vongole della nostra costiera, e le cozze provenienti dai vivai che si trovano a tre miglia in mare aperto.

Solo chi conosce da lungo tempo e così profondamente il mare, riesce a servire a tavola il suo autentico sapore e mantenerlo inalterato in ognuno dei suoi piatti.

La storia di Elviro e Caterina ci racconta come l’amore per il mare, unita a passione, dedizione e impegno possa dare vita a qualcosa di importante, duraturo e prestigioso, il Gher, un ristorante che da quasi 70 anni mantiene inalterata la sua notorietà. Continuate a seguirci, abbiamo tanto altro da raccontare.